Sezione della chiglia del panfilo acquistato da Marconi nel 1919, trasformato in laboratorio galleggiante e denominato “Elettra”.
Per quasi due decenni l’Elettra percorse il Mediterraneo allo scopo di effettuare esperimenti di radiotelegrafia.
Più di un’impresa compiuta da Marconi a bordo del suo panfilo ebbe larga risonanza: nel settembre 1920, su invito del governo italiano, entrò nel porto di Fiume occupata per incontrare Gabriele D’Annunzio (che l’accolse fraternamente ma non si lasciò dissuadere); nel marzo 1930, dal porto di Genova, inviò un radiosegnale che accese – alla distanza di 22mila km – l’impianto di illuminazione dell’Esposizione Radioelettrica, che si teneva nel Municipio di Sydney (Australia); nel 1934 entrò nel porto di Sestri Levante guidato esclusivamente da un radiofaro, senza bussola e senza visibilità della costa (primo esperimento di “navigazione cieca”).
Grazie a essa, inoltre, Marconi consolidò la seconda fase della sua ricerca tecnico-scientifica, abbandonando le onde lunghe in favore delle onde corte, delle ultracorte e infine delle microonde. Proprio sull’Elettra, durante crociere che duravano anche diversi mesi, si realizzarono – in contatto con le basi a terra – alcuni degli esperimenti che hanno aperto la strada alla moderna evoluzione del wireless.
Nel 1937, poco prima di morire, Marconi decise di cedere il suo panfilo, che fu acquistato dallo Stato italiano. Le vicissitudini della seconda guerra mondiale non risparmiarono l’Elettra, che fu requisita dai Tedeschi e in seguito bombardata dalle forze alleate vicino al porto di Zara (1944). Il relitto fu rimesso a galla una quindicina di anni dopo e rimorchiato fino a un cantiere presso il porto di Trieste. Si valutarono diversi progetti di recupero ma la vicenda terminò nel 1977 con il sezionamento della nave in vari tronconi.